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Il corsista: l'ingrediente principale dell'e-learning

francesco leonetti

Qual è la migliore ricetta per un progetto di e-learning appetitoso, di successo, di gradimento?

Gli ingredienti sono tanti e andrebbero tutti ben dosati:

  • la piattaforma software che eroga il corso, detta "LMS" (Learning Management System), che diventa "CLMS" (Content Learning Management System) quando oltre a gestirne le attività e la erogazione, consente di gestire anche la produzione dei contenuti;
  • i contenuti e i materiali del corso, preferibilmente multimediali ed interattivi;
  • il tutoring e i sistemi di supporto al tutoring (statistiche, monitoraggio delle attività, etc.);
  • il ritmo e la continua "animazione" del corso;
  • le funzioni di comunicazione ed interazione a vari livelli (chat, forum, etc.);
  • l'infrastruttura hardware e di rete (server, ampiezza di banda, etc.);

Non dimentichiamo però l'ingrediente principale, il più importante in assoluto: il corsista, il fruitore del corso, l'allievo, il discente, l'apprendista, l'utilizzatore o "utente", come preferite.

E' facile capire perché il corsista è spesso l'ingrediente che determina più di altri qualità ed efficacia di un'attività di e-learning. Lasciando infatti inalterati tutti gli altri componenti e cambiando solo i corsisti, si possono avere esperienze dai risultati anche diametralmente opposti: un successo con un gruppo di corsisti, un disastro totale con un altro.

Il problema è capire "come" diversi gruppi di corsisti condizionano in modo così determinante l'efficacia di un progetto di e-learning. Una volta quindi garantita la qualità degli altri ingredienti, come assicurarsi anche la "bontà" dei corsisti? Non possiamo certo pretendere di sceglierli, specie se i corsi sono offerti a pagamento e direttamente a privati.

Quello che possiamo fare è osservare i casi di successo e quelli di fallimento e cercare di dedurre cosa manca al corsista per "vivere" bene il corso, per essere un "buon" corsista. Si potrebbe quindi favorire lo sviluppo di queste "qualità", con l'esecuzione di attività preparatorie e la fornitura di materiali "metaformativi" prima che inizi il corso vero e proprio.

Dopo aver diretto corsi in rete frequentati da migliaia di corsisti nell'ultimo decennio, tutti paganti di tasca propria e per propria iniziativa, qualche osservazione è possibile farla e mi piacerebbe condividerla per trovarne eventuale conferma e confronto.

Ecco dunque quali, a mio avviso, dovrebbero essere gli elementi/abilità/caratteristiche fondamentali che un corsista deve disporre per poter essere un "buon" corsista:

  • Motivazione
  • Abilità tecniche di base
  • Capacità comunicative
  • Consapevolezza degli altri
  • Disponibilità a mettersi in discussione
  • Apertura al confronto e allo scambio gratuito
  • Ritmi costanti

Motivazione
Il primo elemento è ovviamente la motivazione.
Perché quella persona ha deciso di partecipare a questo corso? Vi è stata costretta o è stata una libera iniziativa sulla base di obiettivi ed aspettative spontanei? Sta pagando di tasca propria o altri pagano per lei/lui?

In genere anche le cose più belle e piacevoli, quando si è "costretti" a farle tendono a mal disporre e a far assumere un atteggiamento difensivo e ipercritico nei confronti di quello che si fa. Anche il fatto di non rimetterci soldi propri alle volte porta ad atteggiamenti "leggeri" verso l'attività proposta, a meno che alla base non ci sia comunque un personale interesse.

Ad esempio:
a) un impiegato ha chiesto al proprio capo di frequentare un corso di aggiornamento in rete a spese dell'azienda;

b) l'azienda costringe l'impiegato a frequentare un determinato corso di aggiornamento in rete.

Nel caso a) pur non avendo l'impiegato pagato di tasca propria, la sua partecipazione dovrebbe essere più alta rispetto al caso b).

La motivazione massima la si ha ovviamente quando una persona ha deciso di frequentare un corso in rete autonomamente, magari fuori dall'orario di lavoro e con proprie risorse (linea telefonica, computer, etc..) e senza aspettarsi alcun riconoscimento o rimborso dall'ambiente di lavoro dove magari le sue nuove competenze potrebbero avere ricadute.

E' questo il caso in cui mi sono trovato ad operare nella mia esperienza di e-learning con corsisti che, spesso addirittura con il parere sfavorevole del loro dirigente o superiore, hanno speso denaro, tempo (anche il più prezioso, quello in genere dedicato alla famiglia e al tempo libero) ed energie per acquisire nuove competenze in rete.

Situazione "motivazionale" ideale, quindi, ma ancora non sufficiente a garantire il successo dell'iniziativa. Ci sono altri elementi che devono concorrere.

Abilità tecniche di base
I corsi in rete richiedono l'uso di ammennicoli ancora di non immediato e facile utilizzo. Per quanto notevole sia stata l'evoluzione dei sistemi operativi, c'è ancora molta strada da fare per rendere intuitivo e semplice l'accesso ai contenuti in rete.
La configurazione del modem, la connessione al provider, i "crash" improvvisi dei sistemi operativi costituiscono ancora ostacoli intimidatori nei confronti di una persona che pretende (giustamente) di poter usare internet così come usa il televisore, senza cioè doversi preoccupare di installare l'antenna, di sintonizzare i canali e di non vedersi improvvisamente spegnere l'apparecchio solo perché stava cercando di cambiare canale.

A questo si aggiunge la non ancora ideale usabilità delle interfacce dei browser web (Internet Explorer, Firefox, etc..) e dei programmi di gestione della posta elettronica (Outlook Express, Thunderbird, etc..). Questi programmi sono necessari per l'uso di qualsiasi sistema di e-learning.

Si aggiunge, ancora, l'interfaccia web dei sistemi di e-learning (LMS). Alcune criptiche, magari in inglese, poco intuibili o che costringono ad arzigogolati procedimenti solo per riuscire ad iscriversi ad un corso.

Infine, anche l'interfaccia dei contenuti potrebbe porre dei problemi di usabilità: difficili da scaricare, o da fruire online.

Tutti questi ostacoli prescindono completamente dal contenuto effettivo del corso che, almeno quello, si spera sia posto in modo chiaro e comprensibile.

Per affrontare gli ostacoli di "usabilità" viene ancora richiesta al corsista un dose sufficiente di abilità tecniche ed operative, e anche di paziente indulgenza verso gli strafalcioni dei progettisti di software.
Windows visualizza infatti ancora messaggi come: "Questo programma ha eseguito un'operazione non valida e sarà terminato", inculcando un sottile senso di colpa nell'utente che si starà chiedendo angosciato cosa di così tanto non valido avrà fatto commettere a quel programma da fargli meritare una pena di morte senza appello! :)

L'utente dei corsi in rete, quindi, deve saper usare la rete e i suoi strumenti di base (web, email).

Capacità comunicative
Saper comunicare non è facile, comunicare in rete poi, è ancora più difficile. Perché se non si possiedono buone doti comunicative si può incorrere spesso in equivoci indotti dal medium tecnologico. Non potendo vedere "in faccia" l'interlocutore non se ne coglie il tono, l'ammiccamento, la componente non verbale della comunicazione. Si potrebbe avere inoltre l'impressione di essere osservati direttamente e personalmente, anche magari quando taluni messaggi sono rivolti a tutti, e di conseguenza reagire in modo esagerato od improprio ai vari stimoli. Non si capisce bene fino a che punto ci si può spingere con la "confidenza" con il tutor e con i colleghi di corso.
Uso il tu o il lei? Si offenderà? Sta effettivamente ridendo o mi sta prendendo in giro? Ce l'ha con me? Mi crede un idiota?
Queste sono alcuni dei dubbi che attanagliano un corsista poco comunicativo ed insicuro quando ad esempio interagisce con il tutor, specie se anche quest'ultimo è scarsamente comunicativo.

Il corsista insomma deve saper essere e saper comunicare in rete.

Saper essere e saper comunicare in rete significa riuscire ad esistere nella rete così come riusciamo ad esistere nel mondo fisico. Per fare questo è necessario smitizzare la rete e considerarla come uno dei tanti luoghi nei quali la nostra persona e la nostra personalità esiste e come uno dei tanti strumenti con i quali i nostri pensieri vengono espressi. Si deve cioè smettere di considerare la rete come una cosa "virtuale" e viverla invece come una cosa assolutamente e decisamente "reale", perché reale e non virtuale è, ad esempio, una telefonata :)

Le "emoticon" aiutano. I vari :) ;) etc.., cioè possono colmare alcuni svantaggi del mancato contatto visivo, ma non bastano, occorre saper tradurre la propria personalità e comunicabilità in termini di pixel e bit. Personalità che rimane comunque "reale", indipendentemente quindi dal luogo in cui si esprime e dallo strumento con cui si esprime.

Anche il semplice porre una domanda in rete, richiede una buona percezione del senso della rete, oltre che abilità comunicative.

Mi è capitato di osservare alcuni corsisti che pretendevano che io capissi la loro questione come se stessi lì fisicamente al loro fianco, mi scrivevano infatti: "ho provato questa pagina ma non funziona. Perché?".
Quale pagina? Cosa esattamente non funziona?

Ho esemplificato un caso estremo ovviamente, in cui il senso della rete era completamente ignorato, rimanendo attaccato alla più rassicurante esperienza fisica del qui ed ora.

La capacità di comunicazione in rete è strettamente legata alla consapevolezza degli altri, che vado quindi immediatamente a commentare.

Consapevolezza degli altri
In un corso in rete non ci sono solo io e il tutor. Ci sono anche gli altri.
Questo alle volte il corsista non lo percepisce a fondo.
La comunicazione tende quindi ad essere individuale, ignorando completamente la presenza degli altri. Questo è un gran peccato, perché si decide di perdere a priori l'enorme contributo che gli altri possono dare alle questioni dibattute nel corso.

E' evidente infatti che se un corsista comunica solo con il tutor ignorando gli altri, mal dispone gli altri ad offrire una mano per risolvere eventuali suoi problemi o per approfondire insieme i vari argomenti.
E' una grossa perdita per il corsista ma anche una grossa perdita per il corso: un enorme patrimonio intellettuale che rimane allo stato potenziale.

Il corsista deve sapere che esistono anche gli altri e comunicare con tutti gli attori coinvolti dal corso per avvalersi di tutte le intelligenze con cui può entrare in contatto.

In questo modo non solo il corsista, ma tutto il corso ne trarrà straordinario beneficio.

Prendendo consapevolezza degli altri l'esperienza corsuale oltre ad essere formativa, può rappresentare anche un'importante esperienza di socializzazione.

Ma non basta solo comunicare ed essere consapevoli di comunicare con altri, è necessario anche disporsi a rinunciare a proprie convinzioni e accettare quelle degli altri, se ritenute effettivamente più valide. E' questo il successivo elemento che vado ad osservare.

Disponibilità a mettersi in discussione
Mettersi in discussione significa non restare attaccati ad ogni costo alle proprie idee e convinzioni e accettare anzi critiche e punti di vista degli altri, se costruttivi e ben argomentati.

In questo modo ci si sente anche in diritto di poter criticare, costruttivamente, e comunicare il proprio punto di vista agli altri. E il corso, oltre al corsista, cresce in competenze.

Criticare costruttivamente significa innanzitutto non offendere, non fare osservazioni personali del tipo "mi stai molto antipatico e quindi quello che dici non lo condivido", ma piuttosto argomentare la propria opinione ma sempre avendo presente che è la "propria" opinione, uno tra i tanti punti di vista che possono scaturire.

Esempio di critica costruttiva:

"stando a quello che ho imparato finora, e in particolare per questo e quel principio, mi sembra che il tuo lavoro difetti in questo e quello. Personalmente lo correggerei in questo e quest'altro modo. Non ti pare?"

Esempio di critica non costruttiva:

"ho visto il tuo lavoro, non mi piace. Perché non lo migliori?"

Non è facile mettersi in discussione, l'orgoglio, la presunzione, la convinzione di aver fatto il lavoro migliore per il semplice fatto di averci dedicato nottate e giorni interi rappresentano forti e naturali ostacoli ad una vera "messa in discussione".

Ma non è il tempo che ci si dedica ad una cosa a renderla valida, ma l'effettiva rispondenza di quella cosa agli obiettivi che ci si era proposti. E questa rispondenza è il gruppo a confermarla, raramente l'autore.

Il corsista deve saper accettare le critiche, per poterle fare. Un corsista capace di mettersi in discussione sarà sicuramente un corsista che accrescerà di molto le sue competenze in ordine ai contenuti del corso e saprà aiutare gli altri a fare altrettanto. Questo perché il sapersi mettere in discussione agevola un altro importante atteggiamento del "buon" corsista in rete: l'apertura al confronto e allo scambio gratuito.

Apertura al confronto e allo scambio gratuito
Mettendosi in discussione ci si pone naturalmente disponibili a ricevere suggerimenti e contributi.
Spesso validi contributi, altre volte meno, ma comunque cose nuove e "in più" che da soli non si sarebbe riusciti a realizzare.

Ricevendo contributi, ci si sente in qualche modo obbligati a fornirne dei propri agli altri, in una sorta di spirale virtuosa che conduce al raggiungimento di traguardi impensabili. Si pensi ad esempio che è proprio grazie a queste attitudini che è nato, cresciuto e pasciuto Linux, l'unico sistema operativo in grado di impensierire seriamente Microsoft.

La gratuità degli scambi è ripagata dalla ricchezza di contributi che in questo modo si ricevono.
Il corsista che non contribuisce, tenendo tutto per sé e aspettando che sia solo il tutor a dirgli "va bene" o "non va bene" si isola dal gruppo e si impoverisce di tutte le potenziali idee risolutive e migliorative che dal gruppo provengono.

Il corsista deve saper condividere le proprie idee per potersi arricchire di quelle degli altri.

Ma tutto ciò non deve avvenire sporadicamente, saltuariamente. E' necessario mantenere un ritmo e una frequenza costante nel corso.

Ritmi costanti
Il ritmo è importante. Il corsista deve imporsi dei tempi e una frequenza di presenza e lavoro nel corso. Non necessariamente alti, ma comunque costanti.
Ad esempio: "mi collego una volta al giorno per almeno un'ora".
In questo modo cresce non solo la consapevolezza tua degli altri nel corso, ma anche gli altri si rendono conto che tu ci sei. Inoltre, se non si mantiene il ritmo si può rischiare di perdere concentrazione e non fissare quindi le competenze che si vanno apprendendo.
E' più difficile entrare in un corso in rete se non se ne è condivisa nel tempo tutta la sua storia. E' certo compito del tutor aiutare il corsista che si è "assentato" per molto tempo dal corso a rimettersi in carreggiata, ma è anche il corsista a doversi organizzare per garantire un ritmo costante e continuo, compatibile con i propri impegni e la propria vita personale e professionale.

Un buon corsista deve saper organizzare la propria partecipazione al corso.

Conclusioni
Queste per me le qualità che fanno di un corsista un "buon" corsista, a prescindere dagli obiettivi e dai contenuti del corso in rete.

Nei corsi in rete che dirigo e conduco cerco di formare nel corsista queste caratteristiche o di esaltarle, quando sono già presenti. Non sempre ci si riesce, ma è comunque un obbligo, a mio avviso, provarci.

Potremmo anche disporre della migliore piattaforma di e-learning, dei migliori contenuti, dei più grandi tutor, ma se non abbiamo anche il migliore gruppo di corsisti (nel senso che qui ho descritto) rischiamo che tutto fallisca miseramente. Sarebbe proprio un gran peccato.

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I commenti precedenti

Salvatore Accardo - 08/12/2008 19:06:15

Sono daccordo, anche se in ultima analisi la conclusione sembra una giustificazione ad un eventuale fallimento, e mi trova in sintonia con il suo memorandum, chiaro è preciso, senza ombre; tutti dovrebbero seguire questi consigli, ci sarebbe di grande aiuto. Per i pigri dunque bisogna inventare un buffetto elettronico:sveglia!!! Sarebbe l'ideale non trova Prof.?

annamaria graziano - 09/05/2006 09:23:14

leggendo il tuo scritto mi sono sentita molto ben disposta ad affrontare le inevitabili difficoltà che incontrerò durante il corso.l'unico rammarico lo avverto per la mancanza di alcuni incontri in presenza

emilia verrengia - 16/12/2005 19:15:28

Ciao Francesco
a quando un vademecum del tutor?
ciao emilia

annarita ruberto - 16/08/2004 11:11:45

Caro Fleo, condivido in pieno il contenuto dell'articolo al quale non ho, quindi, nulla da aggiungere.
Ho scelto per tre volte di frequentare i corsi Garamond ( e penso di non fermarmi alla terza) proprio perchè dal confronto con altri corsi, erogati da piattaforme ( e staff)non Garamond, i vostri hanno quel valore aggiunto in più che mi hanno spinta a ritornare!
Annarita (nereide)

Rossana D'Ambrosio - 03/12/2003 15:49:15

Marshall Mc Luhan ci ha presentato s'un piatto d'argento il "villaggio globale" di cui ora siamo in possesso: perché non approfittare anche dei corsi on-line che si presentano innumerevoli? Il "miglior corsista" è anche chi nella vita pratica sceglie la strada più breve per raggiungere la meta.

Stefania Vinciguerra - 01/12/2003 16:29:44

E' difficile essere un "buon" corsista, ma fondamentale, a mio avviso, è lo sforzo per diventarlo; il tempo e l'esperienza giocano a favore.

Anna Maria Campagna - 19/11/2003 17:36:13

Sono convinta che i corsi in rete saranno il supporto più importante della formazione e riusciranno a dare un visione diversa e più completa della conoscenza.
Penso comunque che l'esperienza fa diventare buoni corsisti: per tutti all'inizio è stato difficile, la motivazione e la tenacia ci hanno spronato a continuare sicuramente con successo.

MILENA GURRIERI - 18/11/2003 22:39:23

Sono pienamente d'accordo con te su tutte le caratteristiche che un corsista deve possedere per definirsi un "buon" corsista; se non esiste la motivazione tutte le altre sue abilità non verranno mai messe in risalto.

ida taci - 16/11/2003 13:05:19

sono daccordo con quanto scrivi e confesso di trovare molti dei miei "difetti" descritti. Uno di questi, l'individualità, è in questi giorni oggetto di discussione con i miei colleghi ai quali faccio da tutor nei corsi FORTIC perchè lo riconosciamo come principale "guaio" che ci impedisce di lavorare insieme. Per quanto mi riguarda ho frequentato e frequento anche altri corsi on-line e vedo diversi modi e diversi tempi di gestione delle lezioni. Posso dirti che la vostra piattaforma, al momento, è quella su cui mi trovo ....a casa. Sono infatti molto ben dosati i tempi, problema grosso questo che ho incontrato con altri corsi troppo "veloci". Per chi lavora, infatti, anche se molto motivato il fattore tempo è condizionante.
Ho qualche problema a lavorare in chat perchè i suoi tempi sono molto lunghi e mi stresso. Preferisco il forum che mi consente di lavorare alle ore in cui sono libera e di rivedere continuamente le spiegazioni date da tutti. (conclusioni: non sono uno studente modello ma vi prego accettatemi ugualmente)
ciao ida
ida

carmelina sferra - 11/11/2003 17:25:09

UN BUON CORSISTA è COLUI CHE PARTECIPA SPONTANEAMENTE ED è PRONTO A METTERSI IN DISCUSSIONE

sferra

Rosaria Severino - 07/11/2003 20:46:03

Ho stampato il suo articolo e poi ho letto e riletto. Mi è piaciuto e la ringrazio perchè mi ha chiarito molti dubbi.
Grazie

MASSIMO PANDOLFO - 22/10/2003 16:47:20

Quanto letto nell'articolo oltre a essere una ottima guida per chi si cimenta nei corsi di aggiornamento on line costituisce un momento di riflessione che ogni singolo insegnante dovrebbe fare prima di iniziare qualsiasi attivita' di aggiornamento. Grazie Massimo

Silvia Pisano - 12/10/2003 18:21:17

Sono d'accordo con te che un buon corsista deve avere delle buone capacità di comunicazione , deve saper usare la rete , avere un uon rapporto col tutor ma , soprattutto, secondo me , deve credere nelle attività che si fanno.ciao , Silvia

Francesco Bomben - 12/10/2003 14:19:47

Ho letto tutto e cercherò di mettere in pratica i consigli proposti. Inoltre ho ricevuto alcune risposte su quesiti che volevo porti nel forum. Alcuni dubbi sono stati fugati: sono alla prima esperienza di e-learning. Devo ammettere che ora, dopo aver letto questo articolo mi sento più tranquillo nell'affrontare i corsi e nello stesso tempo più responsabilizzato. Grazie e ciao, Francesco.

Angela Ronchi - 10/10/2003 17:39:35

Dopo un'occhiata rapida al testo, poso solo dire che il mio livello di motivazione è altissimo, in questo istante. Purtroppo non è commisurato alla disponibilità di tempo. Ora scaricherò il materiale e dopo una più attenta riflessione cercherò di dare cun contributo più esaustivo alla tematica, magari in area forum. Ciao argaia

mario scano - 18/10/2002 19:33:44

Ma, scusa Francesco, mi ricordi un pò quei colleghi che rimpiangono di non avere gli alunni migliori del mondo: quelli che fanno le domande migliori, che seguono sempre e danno un sacco di soddisfazioni.
Voglio dire insomma che, come sai bene, gli alunni che abbiamo, in presenza o a distanza, ci teniamo, come è giusto. Ed è sulla base di questa realtà che dobbiamo insegnare
Dico questo non tanto perché trovo ingiusto il tuo discorso, nei confronti di chi magari ce la mette tutta e suo malgrado il corso finisce a schifio, ma perché trovo metodologicamente sbagliato e pericoloso pensare a un'esperienza formativa "a partire" da un ipotetico "bravo" corsista.
Lo sò che tu dici: ma io do per scontato che tutti gli altri elementi della ricetta ci siano e funzionino. E' qui il punto. L'elemento discriminante tra un corso progettato bene e realizzato correttamente e uno che non lo è: la capacità del progettista, del tutor, dei responsabili del corso, di tener conto di chi hanno di fronte.
Diciamolo, nei corsi che si propongono, "offrono" sul mercato, questa cosa la si sta facendo poco, o non abbastanza. Prevalgono gli automatismi. E non sempre l'apprendimento avviene come dovrebbe.
Quando tu dici: bisognerebbe aiutare il corsista a diventare un bravo corsista, in effetti stai sottolineando un passaggio fondamentale: verifica e costruzione dei prerequisiti. Si, ma dipende da chi progetta e fa il corso prevedere questi passaggi.
O no?
Ciao
mario

Armando Bardaro - 05/09/2002 15:33:28

Sono perfettamente in sintonia col tuo articolo "fleo".Io non sono un insegnante,ma uno studente con tanta voglia di apprendere e di seguire i consigli e le critiche costruttive per potersi migliorare.Ho seguito il corso su Dreamweaver a spese proprie e con sacrificio,ma penso che la cultura è un investimento e dato che la mia voglia di sapere è tanta ho cercato di mettere a punto e perfezionare le tecniche che tu fleo ci insegnavi pin piano.Preso dalla fretta ho commesso alcuni errori ma tu sei stato sempre presente ad indirizzarmi e consigliarmi ed i tuoi suggerimenti sono stati importanti per me dato che sono sempre stato restio col Computer.Grazie fleo.

Silvia Pancotti - 05/09/2002 15:25:46

Caro Fleo,
aggiungere qualcosa a te o agli amici che già hanno lasciato le loro impressioni sembra quasi superfluo.
Condivido ciò che hai scritto e desidero soffermarmi su due aspetti:

1)rapporto corsista/ tutor (già evidenziati dalla "fritata rovesciata" di Lina e dalla U-learning di Vincenzo). Ho frequentato quattro corsi in rete, con Garamond e con Esperto, con tre tutor e gruppi di lavoro differenti, ma solo con te, e non è una sviolinata, ho "sentito" che il mio "learning" diventava "by doing", cioè per fare, perchè al di là di incrementare o agevolare la mia conoscenza e capacità di gestire il computer, mi hai trasmesso un modello d'apprendimento trasferibile e applicabile con i ragazzi. E qui ci sta tutta la "U" di Vincenzo, perchè si sa, uno può anche essere un pozzo di scienza, ma se non possiede la grazia dell'educatore, di chi riesce a coinvolgere e porgere con curiosità, dedizione, tempo, il ragno da buco non si cava. E bravi a noi, tutti, tecno-esperti o persi in rete, perchè ci siamo messi in gioco decisi a imparare in un modo che nessuno ci ha mai insegnato!

2)il progetto. Scelgo, pago e frequento un corso perchè mi interessa il tema proposto, imparo a coabitare la rete, sviluppo il mio lavoro: ecco, mi piacerebbe in futuro condividere il progetto, costruire in team per essere veramente parte di una comunità eterogenea che interagisce e si coordina. Ci abbiamo anche provato, qualcuno già l'ha fatto in tempi d'intervallo (il fleo sito e il benvenuto a Martina), ma potrebbe diventare un obiettivo in più da aggiungere alla prossima esperienza.

Con questo rinnovo la mia passione per te e i chat/forum amici.
Ci vediamo presto.
Silvia

Ines Rianna - 04/09/2002 21:38:25

Il discorso che fai, caro Francesco, lo condivido in pieno, ma il corsista "ideale", a mio avviso, diventa tale soprattutto quando riesce ad incontrare in rete il tutor "ideale" e i compagni di corso "ideali". Insomma diventa abbastanza difficile creare tutte queste combinazioni. Sta di fatto che la bramosia di imparare riesce a fare miracoli...
In riferimento alla possibilità di esprimersi e farsi ben capire dagli altri: io ritengo che anche sul web si esprime il carattere, e, ci sono alcune persone che nel gruppo, anche fisico, non riescono ad inserirsi con disinvoltura, ciò però non deve essere un motivo per farli desistere dal partecipare al corso, visto che non risponde alle caratteristiche del corsista "ideale".
In ogni caso io ho partecipato a vari corsi e mi sono trovata benissimo, forse sono incappata in una situazione "ideale", spero di continuare così e meglio di così.
Grazie
Ines

Teresa Pintori - 03/09/2002 22:16:39

condivido tutto ciò che hai scritto.
Ritengo però doveroso che si tenga conto di questo impegno e degli aapprendimenti nel nostro ambiente di lavoro

Rosa Santarelli - 02/09/2002 17:08:18

Dopo aver letto l'articolo, che ho molto apprezzato e condiviso, riporto la mia esperienza di "corsista", vissuta in questi ultimi mesi. Forse sono entrata subito nell'ambiente giusto, quello della comunità di Atlante, per cui non posso fare altro che esprimere la mia soddisfazione: ho avuto modo di incontrare persone lontane che hanno condiviso con me interessi, idee e passioni. Le ho sentite molto vicine, pronte ad accogliermi in questi nuovi ambienti, ad aiutarmi quando avevo bisogno, ad incoraggiarmi in alcuni momenti in cui mi sono sentita un po' "spiazzata" e soprattutto a gratificarmi con i loro apprezzamenti quando sono riuscita in un compito e a produrre qualcosa di mio.
In altri momenti mi sono sentita utile perché ero in grado di aiutare anch'io qualcuno, mettendo a disposizione le mie competenze.
Questa interazione è stata straordinaria, perché mi ha reso partecipe di una comunità viva che non conosce limiti di tempo e di spazio e in cui ho avuto la possibilità di rivestire più ruoli, a seconda dei momenti, e in cui mi sono anche molto divertita!
Ho seguito tre corsi di formazione e credo di avere imparato molto. Da buon corsista credo di essere stata al ritmo, ma questo perché i contenuti erano per me stimolanti e piacevoli.
Ritengo comunque l'apertura al confronto e allo scambio importante per la riuscita dei corsi on-line: è fondamentale il mettersi in gioco e questo so che comporta dei rischi, ma porta anche a riflettere su se stessi e sui propri modi di rapportarsi con gli altri. C'è sempre una prima volta per tutto, a collaborare in rete si impara vivendo la rete e scoprendo la sua grande ricchezza!
Una nota di rammarico: entrare negli ambienti dei corsi dopo la scadenza e non incontrare più nessuno... dove è finita la comunità che avevamo creato? Svanita?


umberto santucci - 02/09/2002 08:47:36

Concordo pienamente con la focalizzazione sul corsista, che altro non è se non rendere "customer oriented" l'e-learning. Da quanto scrivi viene fuori che per ogni corso si dovrebbe disporre di strumenti adeguati di osservazione della motivazione e delle competenze di base. Spesso mi trovo coinvolto in corsi d'aula dove motivazione e selezione di ingresso non vengono fatte, o vengono fatte male. Quanto allo stato attuale si fa con valutazione preventiva di motivazione e competenze del corsista?
E se il corsista non possiede alcune delle caratteristiche da te indicate, che cosa deve fare lo staff di corso per aiutarlo?

Sergio Carraroli - 01/09/2002 20:33:32

Condivido quasi tutto il contenuto dell’articolo, ma trovo fuorviante l’identificazione della figura del corsista. Non mi convince l’idea che esista “il corsista”, esistono persone che condividono problematiche ed interessi, che,in relazione ai diversi gradi di conoscenza e di competenza, in circostanze ben precise, assumono ruoli diversi, tra i quali quello di chi esprime un bisogno di conoscenza e chi per esperienza e capacità può offrire spunti ed indirizzi utili alla sua acquisizione. Chi insegna sa che l’atto dell’insegnare non esclude quello dell’apprendere, magari su di un piano diverso da quello vissuto dal discente e sa che molto di ciò che si apprende è frutto di interazione tra discenti. Il rapporto tra noi, è un rapporto dinamico, questo è il presupposto stesso della comunità di atlante.
L’ho già detto in altro intervento, ciò che importa allora è il contesto in cui scaturisce il bisogno di apprendere, che esclude proprio l’esistenza del “corsista”. Se emergono dei bisogni collettivi, nulla esclude che qualcuno si assuma un ruolo di tutor, di animatore ed altri accettino di essere allievi, ma è proprio questo processo nel suo dinamismo che garantisce la motivazione e quell’omogeneità di padronanza di tecniche di base che giustamente reclami, per non dire della consapevolezza degli altri.
Non mi nascondo che esiste una necessità di formalizzare questo rapporto, che comporta responsabilità, lavoro e costi, in un ambiente di e-learning. Il problema è che questo ambiente non sia vissuto come qualcosa di fine a sé stesso, in altre parole che resti saldato al processo più generale (e school? Ha un significato e-school?), dunque che non sia frequentato da “corsisti”, ma da persone che condividono un’idea, un progetto e che sanno di giocarsi in una particolare circostanza in ruoli diversi.

Riccardo Rivarola - 31/08/2002 21:58:56

Gentilissimo Francesco Leonetti,
ho letto con attenzione (e salvato) il suo articolo...
io sono in pieno accordo con quanto esposto e non avrei potuto far di meglio!
Mi complimento con Lei e mi permetto di inviarne una copia all'Amico e collaboratore Romolo Pranzetti che Lei forse conosce (http://www.comeweb.it)
Ancora complimenti e grazie per la cortese comunicazione.
Prof. Riccardo Rivarola

Pietro Gavagnin - 31/08/2002 19:33:34

Caro Fleo,
mi sembra che la tua analisi sia impeccabile, come sempre d’altronde…
Credo che anche le parole di Lina siano giuste e perciò mi associo a lei volentieri: è abbastanza ovvio infatti che, per chi di mestiere fa l’insegnante, il termine “alunni” debba essere associato necessariamente a quello del “docente” tanto è vero che per “classe” si deve intendere sempre l’insieme degli alunni “e” del corpo docenti.
Ma venendo al tuo bell’articolo credo che siano da sottolieare due cose:
1) la questione della “collaborazione” di rete. È abbastanza difficile per noi quarantenni che siamo cresciuti e che ci siamo formati con i vecchi metodi, entrare nell’ottica della collaborazione di rete. Anche se trovo che sia un’esperienza molto bella in cui mi ci sono buttato volentieri e per la quale nutro molta fiducia (probabilmente perché sono stato fortunato ad “incappare” in due splendide eperienze come quelle della Garamond e di Espertoweb). Spero proprio di poter continuare… Certo è che le prime volte (mi riferisco ancora al primo corso a cui ho partecipato, quello sulla costruzione di siti web per le scuole) mi sono trovato un po’ in imbarazzo. “E allora?” mi chiedevo, “quando mi insegneranno qualcosa?”. Non mi rendevo conto di “dove ero” e mi aspettavo un insegnamento tradizionale “ex catedra” che non arrivava mai… poi ho capito! … rendendomi conto che stavo imparando, digitando sulla tastiera con gli altri compagni e con i tutor e trovando in rete a qualsiasi ora del giorno e… della notte qualcuno con cui dialogare (dialogo in senso squisitamente socratico, anzi credo che Socrate se ci fosse sarebbe entusiasta dei forum e della chat!! J).
2) la questione delle Capacità comunicative.
”Saper comunicare non è facile, comunicare in rete poi, è ancora più difficile.”, tu scrivi. Se ricordi ci sono stati alcuni momenti in cui mi ero quasi offeso dal tuo tono… Anche in questo caso poi ci siamo capiti… ho capito… . Certo è più pericoloso comunicare in rete ma credo che anche in questo caso bisogna essere fortunati a trovare piattaforme e tutor bravi e bravi compagni di corso. Una volta capito che la Piattaforma è seria è necessario lasciarsi andare e aver fiducia nel prossimo. La fiducia, ecco, credo sia il pregio che è necessario avere per comunicare in rete.Spero di non avrti annoiato ma mi andava di “rifarmi sentire” dopo le ferie: sono tornato appena ieri… Ciao e arrisentirci a presto.

Cecilia Colombini - 31/08/2002 19:21:40

Ho letto l'articolo e sono d'accordo con quanto affermi. Io sto seguendo il mio terzo corso e confesso che in questa esperienza dell'e-learning ci sto come "il topo nel formaggio" e se non sempre i risultati sono stati quelli sperati è stato soprattutto per un difetto di organizzazione da parte mia, per una "mancanza di ritmo". Mi piace molto il poter comunicare con colleghi lontani geograficamente, di scuole diverse, con esperienze diverissime. Trovo che sia un arricchimento notevole che continua al di là del corso vero e proprio, dandosi appuntamenti in rete e scambiando messaggi extra. Il grosso scoglio è la mancanza di tempo!
Saluti cordiali a tutti
Cecilia (aneva)

Luciano Masci - 31/08/2002 17:56:54

Il tuo articolo è molto interessante e calzante, io dopo aver frequentato due corsi in un anno voglio comunicare alcune osservazioni che evidenziano alcune mie difficoltà: chissà che non siano state anche di altri e... si possano attenuare?
Prima un problema che dipende esclusivamente da me: in occasione del secondo corso (php...) non sono stato in grado di organizzarmi in modo efficace e dopo alcune settimane non sono stato più in grado di seguire!

Una difficoltà che mi ha condizionato molto in ambedue i corsi, ma non so se imputabile solo a me stesso, è "la chat": non mi ci raccapezzo, mi sembra di stare in una stanza dove ognuno parla, risponde, domanda... ma non so con chi, a chi, perchè; tutto in tempi rapidi e, per me, insostenibili. Preferisco il forum, anche se lo concepisco molto ristretto negli argomenti; e, di gran lunga la mailing-list( naturalmente sperimentata in altre occasioni!).

Una cosa che mi ha spiazzato, è stato, nel primo corso che ho seguito (quello sui siti scolastici): nelle ultime settimane, forse perchè avevo abbandonato la chat, sono vissuto nel "vuoto informativo": mettevo messaggi nel forum e non trovavo mai un riscontro, infine è giunto il saluto di fine corso e... è finito!!
Nel tuo articolo dici: "deve saper essere e saper comunicare in rete", io non ho difficoltà ad accettare le critiche, so mettermi in discussione, sono molto aperto, sono paziente e restio a "inalberarmi", non sopporto i supponenti, ma se mi riesce cerco di castigarli facendoli annegare nel loro brodo... insomma credo di avere molte delle caratteristiche utili per una attività in rete, però temo di non essere in grado di rendermi visibile negli scambi collettivi e, proprio questo forse mi ha "fregato".
Ciao con affetto Luciano Masci "swimmer"

virginia pucciarelli - 31/08/2002 17:23:05

non avevo dubbi ..... sei stato come sempre unico!! non posso fare altro che complimentarmi con te .
sei particolarmente abile e capace nella crescita di ciascuno di noi...
ancora complimenti ed in bocca al lupo x il futuro.

Vincenzo Cennamo - 31/08/2002 16:38:48

Penso chel'articolo sintetizza in maniera efficace un'esperienza, quella del direttore del corso, vissuta in modo positivo e gratificante anche e soprattutto sul piano personale.
Se anche il corsista non fosse "ideale" sono sicuro che tenderebbe a diventarlo, perchè anche volendo,non potrebbe sottrarsi all' entusiuasmo e alla motivazione che partono dal suo tutor e che sono inevitabilmente contagiosi.
Come docente non posso che complimentarmi con fleo per lo spirito con cui è stata scritta quesata lettera.
Una volta di più mi convinco che la differenza nell' e_learning non sta nella "E",cioè nella tecnica, che comunque si da' per scontata, ma nella "U", cioè nella capacità umana e relazionale che ci permette di crescere e di far crescere gli altri.
Vincenzo

M. Luisa Lio - 31/08/2002 16:10:49

Sono molto d'accordo con quello che dici, anche perché riconosco che l'esperienza in rete è eccezionale. Ti accorgi che non sei solo con una macchina ma che ci sono gli altri.
Un problema che non sono riuscita a capire e che mi cruccia molto è questo: se rimani assente per un un po' di tempo, certe volte, per motivi molto seri, anche, ti trovi una valanga di informazioni e di materiali che non sai da dove iniziare e spesso molli tutto. E' vero che è necessaria la costanza, ma non sempre è possibile. in situazioni in presenza sono riuscita a a entrare, in rete ho durato fatica e alla fine ho mollato.. Non per colpa dei tutor e neppure mi sento di colpevolizzarmi. Penso che sia lo stile della rete, molto stimolante, ma esageratamente ricca di comunicazione. Forse, penso che ci voglia tanta "umiltà" da parte del corsista a dire il disagio che prova e da parte del tutor a tentare di fare una minisintesi per far cogliere il punto essenziale a chi è stato assente.

Lina Donata Rechichi - 31/08/2002 12:12:29

.Insomma:
“Il direttore di corsi sogna i corsisti ideali!”
Come corsista in cerca dell’e-learning migliore, trovo molto interessante il punto di vista della “controparte”

Naturalmente il mio punto di vista è un altro, la frase:
“Lasciando infatti inalterati tutti gli altri componenti e cambiando solo i corsisti, si possono avere esperienze dai risultati anche diametralmente opposti: un successo con un gruppo di corsisti, un disastro totale con un altro.”

La rivolterei come una frittata:
“Lasciando infatti inalterati tutti gli altri componenti e cambiando solo il direttore (e forse ancor più cambiando il tutor) si possono avere esperienze dai risultati anche diametralmente opposti: un successo con un tutor , un disastro totale con un altro.”

Direi che anche questo punto di vista è giusto e complementare all’altro.

Vorrei aggiungere un’osservazione.

Sono un insegnante, quindi tendo a trarre esempi dall mondo della scuola:
è piacevole e costruttivo insegnare in buone classi, ma vuoi mettere la soddisfazione che ti possono dare gli alunni con problemi quando riesci a farli migliorare?

Nel caso dell’e-learning, i corsisti che magari all’inizio hanno il tono arrogante di chi sa già tutto, oppure che non sanno muoversi nella rete e ci inciampano a ogni clic, possono cambiare atteggiamento attraverso un buon tutoraggio: i primi imparando a mettere a disposizione degli altri le loro competenze, gli altri a utilizzare gli strumenti con disinvolta tranquillità.
Il direttore o tutor che riesce a ottenere questi risultati, che attengono più alla sfera della personalità che a quella delle competenze (chi oggi non sa usare il computer a livello base è di solito una persona che lo rifiuta per insicurezza o pregiudizi) è davvero un ottimo direttore o tutor ed è un piacere e una fortuna incontrarlo in rete.
Lina